The Vision

I giovani si dimettono in massa perché hanno capito che il lavoro non può essere tutta la loro vita

La malsana convinzione che esista un solo modo di concepire, organizzare e praticare il lavoro sta inasprendo il rapporto fra le due generazioni che a oggi costituiscono domanda e offerta sul mercato. Da un report dell’Associazione Italiana Direzione Personale risulta che le dimissioni volontarie fra i giovani in Italia stanno toccando il 60% delle aziende. Ciò che emerge in modo lampante è lo scarto profondo fra generazioni sempre più distanti, i figli degli anni Sessanta e i millennial o la Gen Z, che chiedono di essere altro al di fuori del lavoro. Questa è la sfida cruciale: ripensare un sistema occupazionale innegabilmente in crisi.

Siamo schiavi dell’idea che più siamo impegnati e meno ci rilassiamo, più valiamo come persone

Il busy bragging – la tendenza a vantarsi di essere sempre occupati che ci fa sentire soddisfatti di noi stessi solo se non abbiamo neanche una mezz’ora di tempo libero – è un fenomeno in forte aumento: se la società ci spinge a fare tanto e di farlo in fretta, noi finiamo per convincerci di valere solo se rispondiamo a queste pressioni e fondiamo così la nostra identità sulla capacità di produrre senza sosta e sulla quantità di impegni che riusciamo ad accumulare, fino a restarne sommersi. Questo fenomeno, infatti, in genere si ripercuote pesantemente sull’efficenza del lavoro stesso e sulla nostra salute psicofisica.

Le lauree umanistiche risolvono problemi complessi quanto le scientifiche ma nessuno lo capisce

L’esperienza di Adriano Olivetti, che assunse nella sua azienda umanisti e intellettuali considerandoli una risorsa fondamentale, è stata la prima e unica in cui si è cercato di superare in ambito aziendale il dualismo fra cultura scientifica e umanistica, valorizzandole come due realtà complementari. Al contrario, la società contemporanea ha sostituito alla visione d’insieme dei saperi una netta differenziazione, tutta a svantaggio dell’apparente improduttività delle discipline umanistiche. Davanti a un contesto tanto impoverito, però, il ruolo del sapere umanistico deve essere centrale quanto quello scientifico.

Politica

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La morte di Charlie Kirk è il frutto di una destra che ha fatto della violenza la sua lingua madre

Charlie Kirk è stato ucciso a trentun anni, in pieno giorno, durante un evento pubblico nel campus della Utah Valley University. Seduto sotto un gazebo, mentre parlava a una folla di studenti nel suo “American Comeback Tour”, secondo le prime ricostruzioni è stato raggiunto da un colpo di fucile sparato da un tetto a una distanza di oltre cento metri. Ha perso subito molto sangue ed è morto poco dopo. Di certo c’è che Kirk sia morto all’interno della scena che meglio rappresentava la sua parabola: quella universitaria, quella pubblica, quella ipermediatica, proprio quel palcoscenico su cui aveva costruito, con...

Habitat

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Abbiamo bisogno di rifugi climatici, sì, ma anche di molto di più

Le piogge violente – quasi tropicali – dell’ultimo periodo rischiano di farci già dimenticare il caldo che abbiamo sofferto quest’estate. Ma io cerco di ricordare che, ogni mattina di agosto, guardando la temperatura raggiunta dentro casa sentivo lo stomaco stringersi per l’ansia. Le temperature delle scorse settimane – con massime superiori a 36°C e picchi locali fino a 40°C – ci hanno dimostrato che l’afa non è più una scusa, sudaticcia ma piacevole, per andare in piscina o per un gelato la sera, ma diventa un problema serio, che mette a rischio la salute soprattutto di chi non ha la...

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